La misteriosa apertura della porta salaria che permise il saccheggio di Roma imperiale

#SegretidiRoma

di Rosanna Pilolli 05/02/2017 CULTURA E SOCIETÀ
img

La notte del 23 agosto del 410 dopo Cristo il re dei Visigoti, il quarantenne Alarico entra in Roma a capo del suo esercito. L’Imperatore Onorio trincerato a Ravenna non ha accettato dopo due lunghi anni di trattative andate sempre a vuoto, la richiesta dei “barbari” di un tributo imperiale e della concessione di un luogo nel quale  stabilirsi ponendo in Italia una testa di ponte nella migrazione attraverso l’Europa.

Oscuro il  modo con il quale era stato possibile ad Alarico l’ingresso nella  capitale morale dell’Impero che restava ancora il simbolo della romanità. Scrisse  S.Gerolamo commentando il saccheggio visigoto ”L’Impero romano è stato decapitato. La distruzione di una sola città ha distrutto il mondo”. La caduta di Roma dopo otto secoli fu senza dubbio uno shock violentissimo nonostante le sofferenze della popolazione sotto assedio da due anni,  denutrita e in preda al terrore.

Il mistero dell’apertura senza sfondamento della porta d’ingresso della città non è mai stato chiarito e intorno ad esso sono fiorite nei secoli leggende di aria natura. A botta calda la prima motivazione “buonista”: si scrisse che un pio monaco in cammino sulla stessa strada dell’ esercito visigoto avesse scongiurato il re Alarico di non perpetuare le atrocità e il sangue dei due anni di assedio. In cambio  avrebbe indicato il punto debole delle mura di Roma. Un’altra leggenda maggiormente concreta individuava il facile ingresso dell’esercito barbarico nel tradimento per interesse di alcuni patrizi romani esasperati dal lungo assedio e desiderosi di riprendere la cura dei propri interessi. Né mancò nel mistero una troppo ottimista protagonista femminile. Fu Proba matrona di rango senatorio impietosita dagli stenti e dalle lacrime della popolazione a credere in una rispettosa invasione dei visigoti. Sarebbe stata la sua mano (ossia quella dei suoi domestici) ad aprire nottetempo la Porta Salaria. 

  Lo stesso Alarico secondo un’altra versione dei fatti  fu l’astuto  artefice della  espugnazione della città assediata. Il re barbaro non privo di intelligenza, avrebbe scelto 300 giovani del suo esercito di fattezze fisiche particolarmente gentili. E ben rasati e con le chiome normalizzate, li avrebbe donati come schiavi ai patrizi romani particolarmente avidi e collaborazionisti. I giovani a servizio dei loro padroni dopo averne acquistato la completa fiducia avrebbero spalancato in quella notte di agosto la porta più importante della città. Insomma una nuova edizione della caduta di Troia in lode di Alarico  nuovo Ulisse.

Il saccheggio di Roma durò tre giorni e fu terribile. Nonostante i presunti ordini del re non vennero risparmiati i monumenti e i luoghi sacri. Le violenze e gli stupri si moltiplicarono. Vittime sullo stesso piano matrone e monache. Il bottino fu ricchissimo. E mistero nel mistero. Secondo la tradizione una parte degli ori e dei gioielli trafugati sarebbe rimasto  sepolto sotto alla Porta Salaria e che vi si trovi ancora in attesa di uno scopritore degno di ereditare quella ricchezza e il suo monito.


Tags:




Ti potrebbero interessare

Speciali